Questo blog non va in vacanza

Pensavo alle pubblicità estive delle chiavette internet. In queste pubblicità c'è sempre gente sdraiata a prendere il sole mentre naviga col suo portatile. Sembra reale, ma riflettendoci un istante realizzo che la cosa non è fattibile. Lo schermo sotto il sole è illegibile, e il caldo torrido farebbe sciogliere la scheda madre ancor prima di aver caricato il bios. Ma chi ci pensa? È come per le pubblicità degli aggeggi per dimagrire, con questi tizi felicissimi e sorridentissimi mentre marchingegni di tutti i tipi esercitano ogni possibile molestia sul loro corpo, li guardi e ti convinci che anche tu potrai leggere il giornale o guardare la tivù mentre una pancera di lana sintetica ti stritola il busto a ferragosto.

Ma veniamo al titolo del post. In questi giorni alcuni blogger si congedano dal loro pubblico per le ferie estive. Io ho invece scoperto una simpatica funzione della piattaforma Blogger, che permette di inserire un post sul proprio blog semplicemente mandando una e-mail. E così ho pensato che in qualunque luogo mi troverò quest'estate, ma anche quest'inverno, o in qualunque altro momento-luogo dello spaziotempo, basterà inviare una mail dal mio telefonino per comunicare col mondo. Non credo che avrò mai la necessità di usare questa funzione, ma mi piace pensare che all'occorrenza c'è questa possibilità. Ad esempio per chiedere aiuto. Potreste trovarvi di fronte un post del tipo "Sono caduto in una buca mentre rincorrevo una farfalla. Chiamate il soccorso alpino". Certo, se ho il telefono per mandare una mail perchè non la chiamo io la guardia alpina? Semplice, non c'è campo, ma sfrutto il segnale wifi di una baita lì vicino. Quindi gente, se succedesse, sappiate che non è uno scherzo.

Draquila

Ho visto Draquila. Devo ammettere che avevo sottovalutato la Guzzanti. La sua strenua lotta a Berlusconi e al berlusconismo l'ho sempre apprezzata, certo, ma non le attribuivo il talento che dimostra in Draquila. Dopo un anno dal terremoto era successo di tutto, si era detto di tutto e avevo sentito di tutto sul tragico evento. Quindi l'approccio a questo documentario era molto scettico. Ma la Guzzanti mi ha stupito con un'ora e mezza di rivelazioni e interpretazioni completamente nuove. Draquila mette insieme gli avvenimenti accaduti in un anno, risvolti, curiosità, collegamenti, dati, interviste, testimonianze dirette, solidissime argomentazioni, e come tanti tasselli li incastra perfettamente l'un l'altro fino a formare il grande puzzle di una sconvolgente veduta d'insieme. La regia non ci regala forse tecniche filmiche innovative, ma la finezza tecnica è del tutto superflua di fronte alla prorompente storia raccontata. Draquila è una piccola perla per il moderno panorama documentaristico italiano, di fronte al quale Videocracy, tanto apprezzato anche da me, impallidisce. E ufficiale: anche in Italia abbiamo il nostro Michael Moore.

Tutta la verità sul waka waka

Il waka waka di Shakira è in realtà una canzone popolare camerunense nota in tutto il continente africano. La musica è copiata para para, e il testo anche. Il vero nome del waka waka è Zangalewa, che significa grossomodo "chi te l'ha chiesto di venire?". Era la risposta che le reclute si sentivano dare dai loro superiori quando si lamentavano per il rigore della vita militare.

I diritti del waka waka sono della Sony e Shakira è sudamericana, non sudafricana. Il waka waka è la cartina di tornasole della grande buffonata mondiale africano. È l'occidente che per l'ennesima volta ruba ai negri per farci dei soldi che non torneranno mai indietro ai proprietari. Il mondiale africano si sarebbe dovuto giocare su dei campi infangati, con le porte fatte da assi di legno e con i giocatori milionari che dribblano tra la carcassa di una vacca e quella di un bambino. La vergogna dell'umanità in mondovisione avrebbe dato un senso al mondiale africano. Invece quando tra poco i riflettori sui megastadi costruiti dalla FIFA si spegneranno, l'ennesima presa per culo planetaria sarà compiuta, coperta dal frastuono delle fottute vuvuzelas (prodotte in Cina). This time for Africa, sarà per la prossima volta.