Come scegliere il nome di tuo figlio

L'altra sera ad un quiz in tv c'era un tizio di nome Zebedeo. C'è da dire che Zebedeo è un nome biblico, quindi la scusante per chiamare loro figlio con una variante della parola "testicolo" i genitori ce l'hanno. Ma insomma, non basta. Allora mi chiedo quale motivo possa spingerti a chiamare così tuo figlio. Me ne viene in mente solo una, attirare su di lui l'ammirazione della gente: "Guarda, si chiama Zebedeo e nonostante questo ha una vita normale". E se finisce a fare il bidello ha già la scusa pronta: "E che vuoi, con un nome così non ho potuto fare di più". In quest'ottica allora Zebedeo acquista un senso, ma c'è sempre quel piccolo problema di dover rispondere per tutta la vita a qualcuno che ti chiama coglione. Tutto sommato secondo me non conviene.

Questo blog non va in vacanza

Pensavo alle pubblicità estive delle chiavette internet. In queste pubblicità c'è sempre gente sdraiata a prendere il sole mentre naviga col suo portatile. Sembra reale, ma riflettendoci un istante realizzo che la cosa non è fattibile. Lo schermo sotto il sole è illegibile, e il caldo torrido farebbe sciogliere la scheda madre ancor prima di aver caricato il bios. Ma chi ci pensa? È come per le pubblicità degli aggeggi per dimagrire, con questi tizi felicissimi e sorridentissimi mentre marchingegni di tutti i tipi esercitano ogni possibile molestia sul loro corpo, li guardi e ti convinci che anche tu potrai leggere il giornale o guardare la tivù mentre una pancera di lana sintetica ti stritola il busto a ferragosto.

Ma veniamo al titolo del post. In questi giorni alcuni blogger si congedano dal loro pubblico per le ferie estive. Io ho invece scoperto una simpatica funzione della piattaforma Blogger, che permette di inserire un post sul proprio blog semplicemente mandando una e-mail. E così ho pensato che in qualunque luogo mi troverò quest'estate, ma anche quest'inverno, o in qualunque altro momento-luogo dello spaziotempo, basterà inviare una mail dal mio telefonino per comunicare col mondo. Non credo che avrò mai la necessità di usare questa funzione, ma mi piace pensare che all'occorrenza c'è questa possibilità. Ad esempio per chiedere aiuto. Potreste trovarvi di fronte un post del tipo "Sono caduto in una buca mentre rincorrevo una farfalla. Chiamate il soccorso alpino". Certo, se ho il telefono per mandare una mail perchè non la chiamo io la guardia alpina? Semplice, non c'è campo, ma sfrutto il segnale wifi di una baita lì vicino. Quindi gente, se succedesse, sappiate che non è uno scherzo.

Draquila

Ho visto Draquila. Devo ammettere che avevo sottovalutato la Guzzanti. La sua strenua lotta a Berlusconi e al berlusconismo l'ho sempre apprezzata, certo, ma non le attribuivo il talento che dimostra in Draquila. Dopo un anno dal terremoto era successo di tutto, si era detto di tutto e avevo sentito di tutto sul tragico evento. Quindi l'approccio a questo documentario era molto scettico. Ma la Guzzanti mi ha stupito con un'ora e mezza di rivelazioni e interpretazioni completamente nuove. Draquila mette insieme gli avvenimenti accaduti in un anno, risvolti, curiosità, collegamenti, dati, interviste, testimonianze dirette, solidissime argomentazioni, e come tanti tasselli li incastra perfettamente l'un l'altro fino a formare il grande puzzle di una sconvolgente veduta d'insieme. La regia non ci regala forse tecniche filmiche innovative, ma la finezza tecnica è del tutto superflua di fronte alla prorompente storia raccontata. Draquila è una piccola perla per il moderno panorama documentaristico italiano, di fronte al quale Videocracy, tanto apprezzato anche da me, impallidisce. E ufficiale: anche in Italia abbiamo il nostro Michael Moore.

Tutta la verità sul waka waka

Il waka waka di Shakira è in realtà una canzone popolare camerunense nota in tutto il continente africano. La musica è copiata para para, e il testo anche. Il vero nome del waka waka è Zangalewa, che significa grossomodo "chi te l'ha chiesto di venire?". Era la risposta che le reclute si sentivano dare dai loro superiori quando si lamentavano per il rigore della vita militare.

I diritti del waka waka sono della Sony e Shakira è sudamericana, non sudafricana. Il waka waka è la cartina di tornasole della grande buffonata mondiale africano. È l'occidente che per l'ennesima volta ruba ai negri per farci dei soldi che non torneranno mai indietro ai proprietari. Il mondiale africano si sarebbe dovuto giocare su dei campi infangati, con le porte fatte da assi di legno e con i giocatori milionari che dribblano tra la carcassa di una vacca e quella di un bambino. La vergogna dell'umanità in mondovisione avrebbe dato un senso al mondiale africano. Invece quando tra poco i riflettori sui megastadi costruiti dalla FIFA si spegneranno, l'ennesima presa per culo planetaria sarà compiuta, coperta dal frastuono delle fottute vuvuzelas (prodotte in Cina). This time for Africa, sarà per la prossima volta.

Parole sante

Perquisizioni "deplorevoli e sorprendenti", dice il papa.

Per chi non lo sapesse, il vescovo belga Bruges si è dimesso ad aprile dopo aver confessato di aver abusato di un minorenne. Nel frattempo il capo della chiesa cattolica belga, Adrè Leonard, è accusato di avere insabbiato un caso di pedofilia che coinvolgeva un sacerdote. Io direi che è questo, deplorevole, e ci fa capire cosa sta succedendo in questi mesi in Belgio. Il premier belga, un democratico cristiano, sottolineo, dice che "chi ha commesso abusi deve essere perseguito e condannato secondo la legge belga". E non sta parlando dei magistrati. Le investigazioni "sono la prova che in Belgio esistono poteri separati tra Stato e Chiesa", dice sempre il primo ministro. E questo è il sorprendente. Le stesse parole, dette da un primo ministro italiano, farebbero cadere il governo il giorno dopo.

Impresa facile

La nuova idea di Berlusconi di snellire la burocrazia che regolamenta la libertà di impresa trova accoglienza positiva un po' ovunque e, detta così, nemmeno io potrei dirmi contrario. Oggi per aprire un'attività bisogna chiedere infiniti permessi, frequentare corsi, perdere mesi di tempo e spendere molti, molti soldi, ancor prima di averli guadagnati. Berlusconi ci dice che grazie all'intervento del governo, chiunque potrà aprire un'attività dall'oggi al domani. I controlli e tutto i resto, casomai, verranno dopo. Bello no? Berlusconi, però, ci dice anche che a tal fine bisognerà modificare la Costituzione. Toh, vuoi vedere che ha ragione lui quando critica la Costituzione? Vuoi vedere che se è così complicato e costoso aprirsi una pizzeria è tutta colpa della nostra Costituzione vecchia, farraginosa e comunista? Andiamo a vedere.

Berlusconi e Tremonti ci dicono che per questa "rivoluzione" (cit.) è necessario modificare l'articolo 41. Leggiamo:

Art. 41

L'iniziativa economica privata è libera.

Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.

La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.


Voi ci vedete nulla di costrittivo e burocratico? Io no. Ovviamente io non sono un costituzionalista, ma so che le leggi vanno interpretate. Forse nei decenni la nostra politica di respiro socialista ha interpretato questo articolo in modo poco liberale, e ha regolamentato di conseguenza. Ma la Costituzione per sua natura è generica e aspecifica, e l'articolo in questione dice chiaramente che sarà la legge ordinaria a determinare le regole che governeranno l'impresa privata. Dunque, perché modificare la Costituzione quando basta cambiare la legge?

Io ho una mia teoria. Ci sono altre modifiche della Costituzione che notoriamente interessano molto di più al cavaliere: diminuire i poteri della Magistratura e aumentare quelli del capo del governo, la repubblica presidenziale, l'azione penale da passare alla polizia, i giudici eletti dal popolo, e via dicendo. Ma modificare la Costituzione è una cosa complicata. Ci vogliono i due terzi del Parlamento favorevoli, due approvazioni per ogni camera, tempi lunghi e molto lavoro. Ho idea che questa della libera impresa sia solo una scusa, molto popolare e condivisa, per cominciare a parlare seriamente di modifica della Costituzione. E quando il vaso di Pandora si apre, ci può entrare di tutto.

Tutti d'accordo sulle intercettazioni

Servizio del Tg4 di ieri mattina.

Si parte con Mario Landolfi del PdL che spiega come la pubblicazione abusiva delle intercettazioni rallenti le indagini. La riforma va quindi fatta per venire incontro alle esigenze dei magistrati.
Parola all'opposizione adesso. Una tizia, che la didascalia ci dice appartenere al PD, farfuglia il suo disappunto per la terza lettura della legge, completamente diversa dalla prima. Che è lo stesso di cui si lamenta Berlusconi. Forse hanno sbagliato la didascalia.
Chiusura del panino con una bellona del PdL che accusa il PD di non collaborare.
C'è ancora spazio per l'oliva, sopra il panino, e quindi sentiamo l'estratto di un esponente dell'UDC affermare che il suo partito è favorevole ad una riforma delle intercettazioni. Il montaggio tronca brutalmente al finire della frase, ma evidentemente stava per dire qualcos'altro. Cosa, non lo sapremo mai. Forse un commento cafone sulle tette della giornalista.

Ma che ne pensa la gente comune della questione? Si domanda ora la giovane inviata. Andiamoglielo a chiedere.
Primo tizio di passaggio: un biondino sui 25, in abito azzurro cielo. Il classico attivista pagato del PdL, nella sua divisa d'ordinanza. Il biondo ci dice che la gente comune ha la sensazione di essere intercettata a tutte le ore del giorno, e perciò si evita persino di parlare al telefono.
Signora di passaggio #1: "Non se ne può più di aspettare! Per il bene dei cittadini bisogna fare la riforma".
Signora di passaggio #2: taglia corto: "Io sono favorevole".

Da questo servizio ho capito tre cose: che la riforma bisogna farla, che sono tutti d'accordo nel farla e che a Milano non si trova più un comunista per strada manco a pagarlo oro.

Lo zimbello del mondo

Lo zimbello del mondo di oggi è il CT della Francia. La sua nazionale sta per essere eliminata dal mondiale e da ogni parte del globo lo prendono per il culo per le sue sopracciglia alla Elio. Questo mi ricorda che nello sport vige la più stretta meritocrazia. Se vinci sei un dio, ma se perdi sei il nulla. E non ti basta vincere, devi continuare a vincere. Quando comincia il declino meglio se ti sei preparato, perché nessuno avrà pietà per te. Non importa se hai un arto spezzato, ti è morta la moglie, hai scoperto che a tuo figlio piace il biscotto, o stai semplicemente cavalcando l'onda della sfiga. Le stesse, identiche persone che ti esaltavano, elogiavano, ammiravano, incensavano, saranno le prime a darti per spacciato e a pronunciare inesorabili il tuo epitaffio. Un nanosecondo dopo farai già parte del passato, remoto. Applicando questo modello alla società, avremmo un sistema più fascista dei sogni bagnati del duce. E così mi rallegro al pensiero che il mondo, per quanto di merda, non sia una puntata della Domenica Sportiva.

L'eroe del giorno

Si chiama Ronnie Lee Gardner ed ha deciso di morire tramite fucilazione invece della classica iniezione letale. Succede negli Stati Uniti, nello Utah, il duplice omicida condannato alla pena capitale ha optato per il plotone di esecuzione. Ha scelto di che morte morire: quattro pallettoni dritti al petto. Rapido, definitivo e decisamente plateale. Infatti la notizia ha fatto il giro del mondo e Gardner è l'uomo con le palle della giornata. Fosse stata la solita punturina non se lo sarebbe cagato di striscio nessuno.

Ogni volta che si viene a sapere di qualcuno giustiziato in quel degli Stati Uniti scatta l'indignazione globale: è incivile e crudele. Probabile. Ma chi ha ucciso forse non lo è stato? Mi direte che la società non deve macchiarsi di un delitto. Ma ritenete forse che essere privati della libertà per il resto della propria esistenza sia molto diverso dalla morte? Eppure non esistono movimenti contro l'ergastolo. E' sempre quello strano concetto di difesa della vita ad ogni costo, la sacralità della vita, senza curarsi di che genere di vita si tratti. Basta esistere, respirare, chi se ne frega se poi hai un tubo che ti entra in bocca e un altro che ti esce dal culo. Ma questa è un'altra storia.

Non che io sia favorevole alla pena di morte, chiariamo, ma l'alternativa qual è? Starsene chiusi al gabbio fino alla fine? Bella prospettiva. Certo, finchè c'è vita c'è speranza. La tua prigione può essere colpita da un meteorite e tu, unico sopravvissuto, te la puoi svignare zompettando allegramente. Puoi sperare di evadere, puoi sperare in una super amnistia, puoi sperare in un miracolo. Puoi sperare. Ma se poi non succede niente, bella merda. Io non ho alternative alla privazione della libertà, ma osservo che la società moderna non sia riuscita a trovarne una. E' curioso che il progresso ti porti strumenti sempre più sofisticati per catturare i criminali, ma una volta presi, la soluzione è tutto sommato la stessa di tremila anni fa.

Stratagemma Luttazzi

Da qualche tempo organizzo una sorta di partita a guardie e ladri. Funziona così: nottetempo mi intrufolo in casa d'altri e dopo aver picchiato, imbavagliato ed assicurato ad una sedia il padrone di casa, gli trombo la moglie, stupro la figlia, sodomizzo il nonno, prendo soldi e preziosi, spuntino in cucina, faccio pipì sul tappeto e me ne vado fischiettando. Tuttavia prima (importante prima, e non dopo) di fare tutto ciò, scrivo sul mio blog che lo farò perché... beh, che volete, la vita è dura, il lavoro scarseggia e le donne anche. Ma è solo un gioco! Tra me e i simpatici poliziotti che devono acciuffarmi. Se ci riescono vincono un libro di Bruno Vespa autografato da me con dedica di un tizio di passaggio.